Dai banchi dei supermercati italiani emerge un cambiamento che, seppur silenzioso, è ben visibile: il prezzo della spesa cresce, mentre i prodotti acquistati diventano progressivamente meno numerosi. Negli ultimi mesi, le famiglie si trovano a fare i conti con alimenti sempre più cari, anche se l’inflazione generale mostra qualche segnale di rallentamento. Però, nel settore del cibo la pressione resta alta – e dura – influenzando le scelte di ogni giorno, quelle abitudini consolidate che di solito cambiano con fatica.
Valore della spesa in aumento, volumi in calo
Tra gennaio e ottobre di quest’anno, la spesa totale per generi alimentari in Italia è cresciuta oltre il 2% in valore, mentre i quantitativi acquistati sono scesi quasi dell’1%. Insomma, chi va al supermercato paga di più ma porta a casa meno roba. Un dato evidente, anche se osserviamo solo gli ultimi mesi: a ottobre, per esempio, la spesa ha superato una crescita di due punti percentuali, mentre i volumi di cibo e bevande sono rimasti praticamente stabili. In pratica, la domanda sembra comprimersi, con le famiglie costrette a fronteggiare prezzi più alti senza poter aumentare i consumi.

Il risultato più immediato? Una perdita progressiva del potere d’acquisto. Chi vive nelle città – magari nelle grandi aree del Nord Italia, tipo Milano – se ne accorge ogni giorno, perché gli aumenti impattano direttamente su cosa si mette nel carrello. Tante famiglie stanno rivedendo le priorità, scegliendo con più cura. Ecco perché, nonostante la necessità di mantenere gli alimenti base, la quantità di materie prime acquistate diminuisce in termini di volume. Un cambiamento visibile nei fatti, più che nei discorsi.
La persistenza dell’inflazione nel cibo e il peso sui beni essenziali
L’inflazione legata al settore alimentare in Italia rimane tra le più alte, sopra la media generale. Non si parla solo di prodotti pregiati o di nicchia: l’aumento riguarda soprattutto generi fondamentali come latte e derivati, pasta, pane, carne, frutta e verdura. Per molte famiglie, soprattutto quelle con reddito limitato, questo pesa molto. D’altronde, scaricare su questi beni non è possibile: non ci sono sostituti veri. Quindi si compra meno, e quello che resta sembra una semplice strategia per contenere la spesa; in realtà, però, la routine alimentare cambia in modo profondo.
Le cause di un’inflazione così radicata? Ci sono eventi passati che hanno lasciato il segno: dall’aumento consistente dei costi energetici alla volatilità sulle materie prime, passando per rincari nei trasporti e marginalità più alte nella filiera distributiva. Quando i costi produttivi si stabilizzano, il prezzo finale per chi compra tende a calare lentamente – e non subito. È un fenomeno che spinge molte famiglie a fare scelte difficili ogni volta che si trovano davanti al banco del supermercato.
Redditi stagnanti e la trasformazione delle abitudini alimentari
Il problema si aggrava perché il potere d’acquisto reale degli italiani ristagna o peggiora. Gli stipendi fermi, sommati agli aumenti di spesa per bollette, mutui e trasporti, portano a una ristrutturazione netta della spesa alimentare. Non si tagliano soltanto le spese “opzionali”: i ridimensionamenti più marcati riguardano cibo fresco e ricco di proteine, come frutta, verdura, carne e pesce, beni che nel volume hanno subito cali evidenti.
Contestualmente, si vede un aumento della richiesta di prodotti appartenenti alla fascia economica più bassa. Opzioni più economiche che consentono – diciamo così – alle famiglie di limitare la spesa senza rinunciare del tutto ai beni indispensabili. Un mutamento importante: mette in chiaro come il rapporto tra costi e necessità si stia spostando in maniera significativa, con conseguenze probabilmente durature sulle abitudini di consumo.
Di fronte a questa situazione, la grande distribuzione alimentare punta spesso su promozioni e offerte speciali, e cerca accordi con fornitori per tenere fermi i prezzi su certi prodotti base. Però, anche con questi strumenti, la pressione sul bilancio familiare resta alta, e l’effetto sul comportamento di spesa è evidente. Chi frequenta regolarmente supermercati sente – senza dubbio – un cambiamento: il carrello si alleggerisce, mentre la spesa complessiva continua a salire.